Archivio | dicembre, 2022

Crypto Series: Orkhan Isayev. Nostalgia di un futuro passato

19 Dic

di Ivan Quaroni

Retro-Futurismo è il nome di una tendenza letteraria e artistica che esprime un sentimento nostalgico verso i futuri passati e che, in particolare, trae ispirazione dalle visioni ottimistiche elaborate tra il Secondo Dopoguerra e gli anni Ottanta del secolo scorso. Visioni a cui non furono estranee sia le due fiere organizzate nel 1939 e nel 1964 dalla General Motors col titolo di Futurama, che presentavano innovative idee per plasmare la vita e la società del mondo a venire, sia il progetto di città futuribile denominato EPCOT (Experimental Prototype Community of Tomorrow), elaborato nel 1960 nientemeno che da Walt Disney, ma mai realizzato a causa della sua prematura scomparsa. 

Nella narrativa come nelle arti visive, lo stile retro-futuristico emerge come l’espressione di un’insoddisfazione verso il presente e le sue possibili evoluzioni e, quindi, come il segno di una conseguente fuga verso mondi meno catastrofici. Soprattutto le immagini elaborate negli anni Sessanta e Settanta sono quelle che, più di altre, hanno saputo proiettare – attraverso illustrazioni, fumetti, cartoni animati e film – l’idea di un futuro pieno di potenzialità, immaginato come un tempo in cui finalmente si realizza il sogno di una società libera, democratica, tecnologicamente avanzata e lanciata verso la conquista dello spazio e la colonizzazione di nuovi mondi. Una visione, questa, che si discosta notevolmente dalle previsioni distopiche di certa Fantascienza e soprattutto del Cyberpunk, che ci hanno abituato alla visione di universi desolati, devastati dall’ecatombe climatica, prostrati dalla corruzione e dallo squilibrio sociale, governati dal puro profitto e plasmati da un uso spregiudicato e amorale della tecnologia in ogni campo dell’agire umano.

Orkhan Isayev, VICTORY AEROMOBILE – ARTEMIS CLASSIC Y5, Poseidon Deploy Collection #2

Nell’arte di Orkhan Isayev, retrofuturismo e cyberpunk si fondono nella costruzione di un immaginario visivo in bilico tra nostalgia del passato e inevitabile deriva distopica. Un mondo che, almeno inizialmente, è concepito come una sorta di età dell’oro, la cosiddetta Great Utopia, un tempo di ordine e decoro sociale, in cui la struttura urbana delle città è il risultato della combinazione tra la conservazione dei monumenti antichi e lo sviluppo di una tecnologia avanzata, così come l’avrebbe immaginata qualcuno che avesse vissuto tra i Roaring Twenties e gli anni Quaranta del Novecento. Come afferma l’artista stesso “I was interested in Futurism from an early age, but I also always liked 20th century nostalgia because it was very intense, and I was always looking for ways to show it together”.

A dominare lo skyline delle città di Orkhan Isayev è, infatti, lo stile Decò che influenzò la pittura, l’architettura, le arti decorative e la moda dalla metà tra gli anni Venti e gli anni Quaranta del Novecento.

Basta uno sguardo alla serie Utopia su Foundation (https://foundation.app/@Isayev_art) e alla serie Victory Aeromobiles su SuperRare (https://superrare.com/isayev_art) per accorgersi che nelle sue metropoli futuribili, le monumentali vestigia del passato come il Colosseo o la Tour Eiffel, l’Opera House di Sydney o la CN Tower di Toronto, la Statua della Libertà o la Sagrada Familia di Barcellona, sono circondate da una massa di edifici ipertecnologici, le cui superfici scintillanti di acciaio richiamano appunto le modanature e le forme dell’architettura modernista americana, la stessa che fa capolino nei fumosi paesaggi urbani di Blade Runner. Con la sola differenza che le città di Orkhan Isayev sembrano l’espressione di una società in apparenza felice e pacificata, la versione ottimistica ed ecologica di una fantascienza positiva, che nemmeno il candore di Star Wars aveva saputo incarnare. Invece, l’anello di congiunzione con l’immaginario distopico di Blade Runner è rappresentato dalla figura di Syd Mead, il mitico concept artist della pellicola di Ridley Scott, che Orkhan annovera tra le sue principali fonti d’ispirazione, insieme a Moebius, il disegnatore francese che ha reinventato il fumetto fantascientifico degli anni Settanta e Ottanta. 

I lavori di Orkhan Isayev sono caratterizzati da un disegno pulito, che richiama i modi della ligne clair (linea chiara) del fumetto francese e belga. Le sue immagini sono riconoscibili anche per la gamma cromatica uniforme ed elegantemente flat, in cui spiccano i toni accesi del rosso, dell’azzurro e del giallo. La sua è una grammatica visiva che recupera alcuni elementi del passato, inserendoli, però, in una variante personale e nostalgica del genere Sci-Fi tra gli anni Sessanta e Ottanta che non avrebbe potuto esistere in quei decenni. La nostalgia è, infatti, il tratto principale di molte produzioni contemporanee, un segno della demolizione del futuro operata dalla società attuale che lascia una ferita aperta nelle nuove generazioni, a cui gli artisti rispondono con una fuga all’indietro, verso un’epoca che esprimeva ancora una fiducia cieca nell’avvenire.

Oltre a essere un creatore di mondi, capace di immaginare il futuro delle capitali mondiali nell’ipotetica epoca di Great Utopia, – da Roma a Berlino, da Shanghai a New York, fino a Baku –, Orkhan Isayev dimostra di essere anche un abile tessitore di storie e inventore di personaggi che potrebbero benissimo diventare protagonisti di una graphic novel o di una serie animata. La passione per lo storytelling, saldata alla sua inconfondibile grammatica grafica, emerge soprattutto in Valkyria Project. The Chronicles, un ciclo di illustrazioni (https://opensea.io/collection/valkyriathechronicles) che presenta tutti i comprimari di una storia ambientata a Valkyria, subito dopo l’era di Great Utopia, in un periodo in cui le cose sembrano aver preso una piega diversa. 

Proprio in questa serie di lavori è più visibile l’influsso del Cyberpunk, con le sue sfumature distopiche, perfettamente incarnate tanto dai Guardians, gli eroi tutori dell’ordine, quanto dai loro antagonisti criminali della Infernal Family, come pure dai membri del Great Council che governano Valkyria. Tra armature corazzate e corpi tecnologicamente e cognitivamente aumentati, i personaggi di Orkhan si muovono in una dimensione in cui trionfano le sperimentazioni biotech, dove uomini e macchine, carne e circuiti si fondono nei corpi di cyborg militarmente potenziati. 

A questa serie, di cui fanno parte non solo personaggi di contorno (Michellaneous), ma anche i “ritratti” di macchine robot (Machines) e armamenti speciali (Aeronauts), si aggiungono anche squarci di paesaggio urbano, angoli di città e quartieri di Valkyria City, come nel caso dell’opera Sector Alpha: Northern Block N° 256, in cui ritroviamo i limpidi profili degli edifici di Great Utopia. Insomma, non mancano gli ingredienti per la costruzione di un vero e proprio copione che potrebbe, prima o poi, trasformarsi in sceneggiatura.