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Mr. Savethewall. La fine del mondo (conosciuto)

29 Ott

di Ivan Quaroni

 

“It’s the end of the world as we know it and I feel fine”
(R.E.M.)

La fine del mondo, tecnica mista su tela, 2018

La fine del mondo, tecnica mista su tela, 2018

È naturale che un artista come Mr. Savethewall, formatosi nell’orizzonte operativo dell’arte urbana, pur con un’attitudine originale rispetto alla mitologia classica del writing, abbia recentemente volto la sua attenzione al sistema valoriale dell’arte contemporanea. Infatti, se nella prima fase della sua indagine prevalevano i riferimenti al linguaggio pop dell’arte di strada e a un’iconografia d’immediata riconoscibilità, popolata di figure che spaziavano dal fumetto alla cronaca, dall’arte degli old master al folclore, ora affiorano i segni di un più vivo e curioso interesse verso le fondamenta delle avanguardie del secondo dopoguerra. Un interesse che, per la verità, è la diretta conseguenza della maturazione personale e professionale dell’artista, che negli ultimi tempi è finalmente riuscito a fondere gli impulsi comunicativi dei primi lavori con le necessità espressive dettate da nuove istanze psicologiche e culturali.

La recente serie di opere, intitolata La fine del mondo, rappresenta, infatti, la sintesi di un processo di analisi interiore ed esteriore e, insieme, la fusione di una pletora d’intuizioni precedenti. La volontà, prima di tutto, di sviluppare un linguaggio comprensibile, aperto alla lettura di un pubblico più ampio di quello settoriale dell’arte, si unisce ora alla necessità di affrontare temi che esulano dalla cronaca politica, sociale e di costume e attengono, piuttosto, alla dimensione della coscienza individuale e collettiva.

Per raggiungere tale scopo, Mr. Savethewall ha dovuto riformulare la propria grammatica visiva, adattandola a contenuti forse meno espliciti di quelli cui ci aveva abituato. In tal senso, l’incontro con l’opera di Lucio Fontana è stato fondamentale. Lo studio del maestro dello Spazialismo non solo ha stimolato l’artista ad ampliare la propria gamma espressiva, con l’inclusione dell’estensione astratta e concettuale, ma lo ha indotto anche a confrontarsi con la dimensione plastica e scultorea.

Intendiamoci, La fine del mondoè un ciclo di opere che non fa tabula rasadel lavoro precedente, il quale prosegue sui binari di una sempre più solida riconoscibilità, ma, piuttosto, che segna un punto di deviazione dal linguaggio squisitamente pop delle origini. Una deviazione che, peraltro, era già stata preceduta dalla serie degli Hidden Paintings, la quale adattava la tradizione avanguardista del monocromo (e quella delle ricerche optical) alla pratica urbana dello stencil.

La fine del mondo, tecnica mista su tela, 2018

La fine del mondo, tecnica mista su tela, 2018

Pretesto delle nuove riflessioni iconografiche di Mr. Savethewall è la Fine di Dio, il celebre ciclo di opere realizzato da Fontana tra il 1963 e il 1964, formato da tele ovali monocrome perforate. La forma ovale, simbolo millenario che attraversa la storia dell’umanità dall’antichità ai nostri giorni, dischiude una pletora di significati cosmologici e religiosi che hanno ispirato gli artisti di ogni epoca. Dall’uovo di struzzo sospeso sul capo della Vergine nella Pala Brera (1472-74) di Piero della Francesca, al gigantesco cocco dipinto da Hieronymus Bosch in Concerto nell’uovo (1561), passando per le due leonardesche versioni di Leda col Cigno, una agli Uffizi (1505-07) e l’altra alla Galleria Borghese (1510-20), questa ancestrale rappresentazione della vita è sopravvissuta alla furia iconoclasta delle avanguardie del Novecento, conservando intatta la sua allure magica. Uova crepate, dischiuse o al tegame costellano tutta l’opera pittorica di Salvador Dali, reiterando la sua ossessione per la “bellezza commestibile”, ma attraversano anche l’immaginario surrealista di Max Ernst, Man Ray e René Magritte, assumendo, di volta in volta, significati spirituali o psicanalitici. Alle auratiche allusioni di Costantin Brancusi all’uovo cosmico, origine del mondo conosciuto (The Beginning of the World, 1924) e alle iconiche tele perforate di Fontana, che aprono un varco verso una nuova dimensione spaziale e concettuale, si oppongono, invece, le più recenti Cracked Eggsdi Jeff Kons, che celebrano lo scintillante stile di vita del consumismo capitalista, sancendo, allo stesso tempo, la definitiva laicizzazione del simbolismo pasquale.

Mr. Savethewall si pone, idealmente, in posizione mediana tra gli intenti sperimentali di Fontana e quelli comunicativi di Koons. Da una parte, infatti, l’artista comasco recupera la tradizione delle Shaped Canvas, cioè della tela sagomata che infrange la cornice bidimensionale del quadro, mentre dall’altra introduce l’antica simbologia ovoidale nella dimensione prosaica del linguaggio pop.

Mr. Savethewall non si limita ad adottare la forma ovulare delle tele di Fontana, scompaginando così la regolarità dei supporti sui quali è abituato a intervenire con stencil e spray, ma obbliga tale forma a confrontarsi con il patrimonio iconografico della figurazione. Le perforazioni del maestro spazialista sono sostituite dalle forme del planisfero terrestre. Lo spazio dei buchi neri, allusione alla geografia astronomica, lascia il campo alla più nota morfologia dei continenti, immagine universalmente comprensibile del nostro orizzonte esperienziale. La Fine di Diodiventa, così, La fine del Mondo, per effetto di un ribaltamento del punto di vista.

La fine del mondo, tecnica mista su tela, 2018

La fine del mondo, tecnica mista su tela, 2018

Se nel ciclo di Fontana protagonista è la scoperta dello spazio in termini formali (lo spazio oltre la tela), cognitivi (lo spazio delle idee e delle forme astratte) e astronomici (lo spazio cosmico), La fine del Mondodi Mr. Savethewall segna il ritorno al campo delle percezioni sensibili, della vita concreta, delle vicende esperienziali di ognuno. “Mondo” è, infatti, il sostantivo che si usa per designare l’universo creato, ma anche il luogo degli esseri umani. Deriva dalla locuzione latina locus mundus, che significa luogo chiaro, pulito, visibile, affine al greco κόσμοσ (kósmos, ordine) e, dunque, contrapposto a χάοσ (cháos, disordine). Il mondo è quindi un luogo intellegibile, riconoscibile, osservabile. Nelle tele di Mr. Savethewall assume i contorni di una mappa, di una sintetica cartina geografica, deformata e compressa entro un perimetro ovoidale che, come abbiamo detto, è un antico simbolo dell’origine del cosmo. In latino, dire ab ovo, cioè “dall’uovo”, è come dire ab origine, “dalle origini”. Etimologicamente, i nuovi dipinti di Mr. Savethewall riportano il mondo alle sorgenti della vita, all’inizio dei tempi, al primo Big Bang. “Ma, allora”, verrebbe da obbiettare, “perché intitolarli La fine del mondo?”. A ben vedere i planisferi ovalizzati dell’artista sono sottoposti a una forte pressione formale che ne altera la fisionomia. Così schiacciato, il globo terracqueo sembra in procinto di esplodere in una miriade di gocce di colore. I continenti, almeno in un caso (La fine del mondo su fondo nero), sono percorsi da profonde faglie, come per effetto di una sequenza di cataclismi. Pare, quasi, una visione apocalittica e catastrofica, la descrizione allegorica di una terribile crisi, eppure la mappa è ancora leggibile, comprensibile, chiara, il locusè ancora mundus.

Mr. Savethewall usa il planisfero come metafora del mondo interiore. Quando le cose sembrano precipitare e la pressione del mondo esterno diventa insostenibile, gli individui subiscono l’equivalente emotivo di un’apocalisse psichica. Ogni crisi è una perturbazione degli equilibri precedenti, la modificazione improvvisa della vita di un individuo o di una comunità. Tuttavia, il significato originario di questo termine è “discernere, valutare, prendere decisioni”. Le ultime tele e sculture di Mr. Savethewall sono la rappresentazione visiva e plastica dello stato di crisi, la mappa simbolica di uno stato d’animo necessario e vitale per lo sviluppo di ogni individuo e di ogni comunità. La dimostrazione, insomma, che La fine del mondo non sancisce in assoluto “la fine del mondo”, ma solo il compimento di una transizione, la conclusione di un ciclo e l’inizio di uno nuovo. In natura tale transizione si chiama evoluzione. Mr. Savethewall è certamente un artista evolutivo, uno di quei curiosi individui dai quali ti aspetti una continua crescita e anche improvvise deviazioni di percorso.  Ad oggi, la serie La fine del mondoè quella che meglio fotografa questa sua attitudine. In fondo, come afferma il filoso francese Edgar Morin, “l’evoluzione è deriva, devianza, creazione, ed è interruzioni, perturbazioni, crisi”.[1]


NOTE

[1]Edgar Morin, Dove va il mondo?, Armando Editore, Roma, p. 23.


 

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StreetScape 7 – Arte in Movimento

27 Set

 

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A cura di Chiara Canali e Ivan Quaroni

Settima edizione del progetto pubblico di Street Art e
Urban Art
nelle piazze e nei cortili della città di Como

Artisti contemporanei invadono Como con sculture e
installazioni urbane in dialogo con gli spazi pubblici della
città

13 Ottobre – 18 Novembre 2018

Inaugurazione StreetScape7:
12 Ottobre dalle ore 18:00
Pinacoteca Civica, Palazzo Volpi

Presentazione del progetto con l’intervento dell’Assessore alla Cultura Simona Rossotti, del Direttore Regionale Lombardia Intesa Sanpaolo Gianluigi Venturini, del Responsabile Area Sales Manager DHL Express Massimo Cabonidel Responsabile di Reale Mutua Andrea Rosso, del Presidente del Comitato Artistico Michele Viganò e dei curatori Chiara Canali e Ivan Quaroni.
A seguire tour guidato delle opere in città con gli artisti.

 

Ritorna a Como per la settima edizione StreetScape, la mostra pubblica di Urban Art diffusa nelle piazze e nei cortili della città, a cura di Chiara Canali e Ivan Quaroni, organizzata dall’Associazione Culturale Art Company in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Como.

StreetScape7, in programma dal 13 Ottobre al 18 Novembre 2018, è un progetto itinerante che intende far riflettere sulle nuove possibilità di interazione tra l’arte contemporanea e il tessuto urbano della città, che per l’occasione ospita l’installazione di opere, interventi e sculture in rapporto con l’estetica dei luoghi.

L’inaugurazione e la presentazione della settimana edizione di StreetScape si terrà sabato 12 Ottobre dalle 18:00 presso la Pinacoteca Civica di Como.

È previsto l’intervento dell’Assessore alla Cultura Simona Rossotti, del Direttore Regionale Lombardia Intesa Sanpaolo Gianluigi Venturini,del Responsabile Area Sales Manager DHL Express Massimo Caboni, del Direttore Reale Mutua Andrea Rosso, del Presidente del Comitato Artistico Michele Viganòe dei curatori. Durante l’inaugurazione lo street artist M-Citypresenterà la scultura Pomnik Konnyaccompagnata da un’azione performativa intitolata Magnetic Set Upche prevede la realizzazione, in collaborazione con il pubblico, di stencil dipinti su un rotolo di carta magnetica da apporre su lavagne magnetiche al fine di comporre un lavoro di grande formato. Questa azione partecipativa, che inizierà nel pomeriggio del 12 Ottobre durante l’inaugurazione, proseguirà sabato 13 Ottobre in occasione della 14° Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI.

StreetScape7

Nelle intenzioni degli organizzatori e dei curatori dell’evento, “StreetScape” deve essere inteso come una vera e propria riconfigurazione del paesaggio urbano per rivitalizzare il patrimonio storico-artistico, architettonico e museale della città con installazioni site-specific di opere che nascono in dialogo con i luoghi più simbolici della città di Como e che sono appositamente pensate per essere installate all’aperto, ossia fuori dai normali circuiti di fruizione delle opere d’arte.

Come si evince dal titolo, costituito dall’unione delle parole inglesi “Street” e “Scape”, il progetto propone al tempo stesso “vedute” inedite delle strade e degli scorci della città di Como attraverso l’intervento di opere d’arte contemporanea. StreetScape conta ogni anno la partecipazione di artisti contemporanei affermati ed emergenti del panorama italiano e internazionale, a realizzare progetti artistici espressamente creati per interagire con le piazze e i cortili di palazzi storicimusei e spazi culturali nel centro storico di Como. Un percorso espositivo, pensato come una mostra diffusa, policentrica, con opere di Urban art, installazioni e sculture, ma anche workshop e incontri sui temi della creatività e dell’evoluzione.

È importante per noi aprire le proposte culturali a espressioni artistiche diversificate– dichiara Simona Rossotti, Assessore alla Cultura– allo stesso tempo integrando queste opere nello scenario urbano e coinvolgendo la città nel suo insieme”.

In un momento di veloci cambiamenti – afferma Michele Viganò, Presidente e promotore del Comitato Artistico StreetScape– non è la gente che incontra l’arte ma l’arte che incontra la gente. StreetScape: a Como l’arte è visibile a tutti”.

La settima edizione di StreetScape si realizza con il rinnovato sostegno della compagnia di assicurazioni italiana Reale Mutua,Agenzia Alighieri di Como, grazie alla lungimiranza di Andrea Rosso e Ivano Pedroni, che per primi hanno creduto in questo progetto artistico e lo supportano dal 2013. A Reale Mutua si aggiunge il nuovo e fondamentale contributo di DHL  Express, leader mondiale nel settore della logistica, presente come Official Partner della manifestazione che, per la sua natura di mostra itinerante, policentrica, mobile, in movimento, si sposa alla mission di DHL Express. Sostanziale inoltre il contributo di Intesa Sanpaolo, che anche quest’anno supporta StreetScape confermando la sua vocazione di banca vicina alla città e pronta a sostenerne le iniziative più rilevanti per capacità progettuale e valorizzazione del patrimonio storico-artistico del territorio. Si ringrazia per il supporto di Commercio di Como, e per i contributi Cantaluppi Tavernerio – Mercato del Pesce, Casa Brenna Tosatto e Tessil Novex.

Continua anche in questa edizione la partnership tra StreetScape e Hospitality degli Amici di Como nell’appuntamento natalizio della Città dei Balocchi.

APPUNTAMENTI

  • Solo Show

Sabato 6 0ttobre, nell’ambito di Streetscape7, alle 17.00 si terrà l’inaugurazione della mostra personale di Florencia Martinez presso il Chiostrino Artificio. La mostra presenterà oltre alla scultura selezionata per Streetscape, intitolata Home-una casa nell’albero, una piccola selezione di opere che introducono il visitatore alla dimensione lirica e poetica dell’artista argentina. Tra queste sarà riproposta  un’installazione del 2014 intitolata Te l’avevo detto, una sorta di piccolo salotto fantastico e surrealista.

  • Workshop

Sempre Sabato 6 Ottobre, alle ore 14.30, presso il Chiostrino Artificio è previsto il laboratorio “Quante forme può avere una casa” condotto dall’artista Florencia Martinez. Il laboratorio artistico, proposto in occasione di Streetscape7,prevede il coinvolgimento dei bambini sul tema della costruzione e decostruzione dell’immagine classica della casa. Gli alunni saranno invitati a riflettere sui bisogni di protezione e accoglienza connessi alla casa e lavoreranno poi su fogli di tessuto per realizzare una versione visiva del proprio ideale domestico. Il presente laboratorio verrà successivamente riproposto dall’artista alle classi 5° della Scuola primaria Giovanni Paolo II di Como in data 19 Ottobre 2018.

  • Incontro con Rendo e Kayone

L’8 Novembre alle ore 18 Rendo, tra i partecipanti alla settima edizione di StrreScape e Kayone, storico writer milanese raccontano presso la filiale Hub di Via Giulio Rubini 6 (Como) della banca Intesa San Paoloil libro Vecchia Scuola. Graffiti writing a Milano (DRAGO Publishing, Roma), un viaggio fotografico alle origini del Graffiti Writing e della cultura Hip Hopa Milano. Due protagonisti assoluti della Urban Art a confronto ripercorrono storie, avventure, esperienze alle radici della Street Art.

  • CicloTour con i curatori

Ritorna il CicloTour, visita guidata su due ruote, in compagnia dei curatori Ivan Quaroni e Chiara Canali, alla scoperta delle opere di Paolo Grassino, Ufocinque, Corrado Bonomi, Andrea Zamengo, Rendo, M-City, Liu Ruowang dislocate in vari punti del centro storico di Como. Il tour parte Sabato 20 Ottobre, alle ore 11.00, davanti all’Autosilo Tribunale di Via Adriano Auguadri, Como.

ARTISTI

Paolo Grassino, esporrà nel cuore della città, in Piazza Duomo, la scultura Cardiaco, un cuore da laboratorio ingrandito e fuso in metallo. “Un cuore fuori misura e artificiale – afferma lo stesso artista – che ha perso il corpo che lo ospitava. Guscio che contiene il vuoto. Quando l’ingegneria genetica diventa controllo del corpo, il suo colore è nero”. I lavori di Paolo Grassino, lontani dal senso di decoro, esprimono la condizione dell’esistenza in dialettico rapporto col materiale e con la dimensione installativa. Con le sue opere propone una riflessione sulle derive della società attuale, sospesa sul crinale tra corpo e materia, tra naturale e artificiale, tra durata e mutazione. Il suo lavoro è soprattutto una ricerca che recupera il senso della manualità tradizionale: lavorando con tecniche avanzate quali fusioni in alluminio o calchi in cemento, porta le sue opere scultoree a un alto grado di spettacolarità.

Matteo Capobianco, in arte Ufocinque, espone nel Cortile del Comune di Como l’opera La leggenda del Lariosauro e altre storie comuniin cui indaga la storia del territorio lariano attraverso l’utilizzo di differenti strati di carta, traslando personaggi e riferimenti storici in sagome in scala di bianchi e di grigi, sagome che nascono una dentro l’altra, ricreando una profondità illusoria su di un elemento bidimensionale come la superficie delle bacheche murali del palazzo comunale.

Corrado Bonomi dialoga con lo spazio del Cortile della Biblioteca Comunale, realizzando un roseto costituito da tubi irrigui da giardino color rosso e da sottovasi in plastica verde saturo. Questo lavoro, che fa parte del ciclo Se son rose sfioriranno, è dedicato al mondo naturale, al rapporto Uomo-Natura e rappresenta l’istanza tragicomica e semiseria di un’urgenza planetaria e antropologica. Anche quando usa oggetti di produzione industriale, per lo più fatti di plastica, Bonomi è impegnato in una sorta d’imitazione ironica dei meccanismi naturali, della fenomenologia della natura, in una dimensione che non è quella di critica nei confronti dell’accumulo, ma di consapevolezza del nuovo ruolo assunto dall’utilizzo del materiale plastico anche all’interno del micro e macrocosmo.

La Stazione di Como Lago, in collaborazione con Ferrovie Nord, ospita l’installazione luminosa di Andrea Zamengo, intitolata Follow your heart, che raffigura ancora una volta un cuore composto da numerose sfaccettature, prodotte dalle diverse incidenze della luce sulla superficie, che rappresentano la moltitudine di visitatori di differente estrazione sociale, paese, colore e usanze, personalità diverse riunite in un unico evento e legate inevitabilmente da un sentimento comune: l’amore per l’arte.

Di Zio Ziegler, enfant prodige della Street Art californiana, è l’affissione Wall Painting esposta presso gli impianti di via Oltrecolle e via Castelnuovo, un lavoro, caratterizzato da un rigoroso uso del bianco e nero e da un segno marcato, di sicuro impatto visivo, realizzato in occasione della sua prima mostra in Italia.

Le Serre di Piazza Martinelli, tradizionalmente riservate ai lavori bidimensionali, quest’anno accolgono un’opera di Rendo, artista che esplora le potenzialità di pitto-sculture, sculture bidimensionali o tridimensionali che gli permettono di raffigurare con una maggiore libertà espressiva strutture spaziali e concetti astratti, che a volte diventano complessi sistemi di narrazione. La sua Dangerous attractionsi presenta come un ambiente labirintico composto da edifici colorati con tinte rassicuranti a spray (giallo, arancione, viola) che invitano lo spettatore ad avvicinarsi all’opera, al cui centro si nasconde un volto.

Il cortile del Museo Archeologico Paolo Giovio ospita la scultura Original Sin dell’artista cinese Liu Ruowang, che incarna, come molte sue opere dedicate al mondo animale, il sentimento di una natura offesa, ferita dalle profonde alterazioni recate all’ecosistema da un incontrollabile processo di antropizzazione. Vincitore nel 2016 del Premio NordArt in Germania, Liu Ruowang è considerato uno dei maggiori scultori cinesi contemporanei, presente in importanti collezioni e in musei e fondazioni internazionali. Benché profondamente radicate nell’immaginario tradizionale della sua terra, le sue opere possiedono una forza e un’energia che le rende comprensibili a chiunque, anche grazie a una tendenza a concepire opere di grandi dimensioni, capaci, cioè, di polarizzare l’ambiente e lo spazio attraverso una narrazione semplice e sublime.

Lo street artist polacco M-City, occupa il Cortile interno della Pinacoteca Civica con l’opera Pomnik Konny, una gigantesca scultura gonfiabile sul modello delle statue equestri del Rinascimento. Il suo monumento, però, rappresenta cavallo e cavaliere sotto forma di giocattolo gonfiabile color arancione. L’opera si gonfia e si sgonfia pneumaticamente, innalzandosi e cadendo in maniera ritmica per ricordarci la sorte che la maggior parte dei monumenti subisce a causa dei cambiamenti storici e politici. Con questo lavoro, l’artista affronta una riflessione sulle dispute ideologiche nello spazio pubblico e, in particolare, sull’ascesa e il rovesciamento delle parti politiche e dei loro monumenti celebrativi.

Nel Chiostrino Artificio l’artista argentina Florencia Martinez presenta Home-una casa nell’albero, scultura in tessuto cucito e ricamato a mano che riflette i motivi della sua recente ricerca artistica, incentrata sul ritorno a una dimensione di artigianale manualità del fare artistico. Accompagnano l’opera una selezione di lavori dell’artista per quella che è a tutti gli effetti una piccola mostra personale collocata nelle sale al piano terra del Chiostrino Artificio.

 ELENCO ARTISTI E LOCATION

  1. RENDO – Serre di Piazza Martinelli
  2. PAOLO GRASSINO – Piazza Duomo
  3. ANDREA ZAMENGO – Stazione di Como Lago
  4. FLORENCIA MARTINEZ – Chiostrino Artificio
  5. UFOCINQUE – Bacheche e Cortile del Comune di Como
  6. LIU RUOWANG – Cortile del Museo Archeologico Paolo Giovio
  7. ZIO ZIEGLER – Affissione Via Castelnuovo
  8. M-CITY – Cortile Interno della Pinacoteca Civica, Palazzo Volpi
  9. CORRADO BONOMI – Cortile della Biblioteca Comunale

Info: http://www.artcompanyitalia.com| info@artcompanyitalia.com
tel. +39 333 7271980
FB: https://www.facebook.com/StreetScapeComo/
Per info e immagini: https://streetscapecomo.com

EVENTO ORGANIZZATO E PROMOSSO DA:

art company Associazione Culturale Art Company
Via Farini 8 – 20144 Milano
Info@artcompanyitalia.com
http://www.artcompanyitalia.com

 CON LA COLLABORAZIONE DI:    

Comune como       Como Lago      365 Arte                              

EVENTO ORGANIZZATO IN OCCASIONE:

Amaci  Promosso da : Amaci 2

OFFICIAL PARTNER:

DHL

MAIN SPONSOR:

Reale Mutua    Intesa San Paolo

SPONSOR:

Mercato del pesce  Cantaluppi  Casa Brenna  Tessilnovex

CON IL CONTRIBUTO DI:

Camera Commercio

CON LA COLLABORAZIONE DI:

Chiostrino Artifico  Ferrovienord

PARTNER:                                                    

Città dei Balocchi

SI RINGRAZIA:

Gianluca Tosti

Waone – Interesni Kazki. Weird Tales

19 Ott

ENGLISH TEXT BELOW

di Ivan Quaroni

 

“Il sogno è la forma nella quale ogni creatura vivente possiede il diritto al genio, alle sue strane immaginazioni, alle sue magnifiche stravanganze.”
(Jean Cocteau)

 

Waone -Vladimir Manzhos, Spiral of life, 2017, acrylic on linen, 120x150 cm

Spiral of life, 2017, acrylic on linen, 120×150 cm

Weird Tales era una rivista americana che tra il 1923 e il 1954 pubblicò i racconti horror e fantascientifici di autori di culto come H.P. Lovecraft, Ray Bradbury, Richard Matheson e Fritz Lieber. Uno degli elementi più caratteristici del pulp magazine era l’accattivante stile grafico delle copertine, basato su un miscuglio di mistero e meraviglia, di esotismo e sottile feticismo. Uno stile che avrebbe fatto scuola nell’editoria alternativa ma che, in verità, non ha molto a che vedere con il linguaggio grafico del pittore e muralista ucraino Waone. Eppure, non stupisce che l’artista (all’anagrafe Vladimir Manzhos) abbia scelto d’intitolare la sua mostra come la storica rivista.

La questione, infatti, non riguarda la vicinanza di stile, ma piuttosto l’interesse per un certo tipo di racconto. Weird è, infatti, un aggettivo che ha molti significati: vuol dire strano e bizzarro, stravagante e illogico, ma anche magico, soprannaturale, misterioso e arcano. Insomma, descrive perfettamente le opere di Waone, anche se non sono pulp.

Ma c’è dell’altro: l’attitudine narrativa e la tensione verso il racconto sono sempre state caratteristiche della pittura di Waone fin dai tempi in cui faceva “artisticamente” coppia con l’amico AEC (Aleksei Bordusov) nel duo denominato Interesni Kazki che – guarda caso – in ucraino significa “fiabe interessanti”. Dunque si può dire che i “racconti bizzarri” di oggi siano l’evoluzione delle “fiabe interessanti” di ieri. In fondo, sempre di storie si tratta. E, a proposito di storie, quella di Waone è piuttosto interessante (e bizzarra).

Autodidatta, ma cresciuto in una famiglia di appassionati d’arte – il padre era collezionista d’icone ortodosse – l’artista dimostra fin dalla tenera età un’autentica passione per il disegno. Il suo nome deriva da Vavan, diminutivo di Vladimir, ma traslitterato nell’inglese Wa-One che fa l’occhiolino alla cultura urbana del rap e dei graffiti. Waone esordisce a Kiev nel 1999 come writer, ma già nel 2003 abbandona il bombing sui treni e lo stile hip hop del lettering per eseguire murali caratterizzati da una forte impronta visionaria e narrativa.

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Beta to Alpha Transition

Nel 2005 fonda il duo Intersni Kazki con Aec, con cui condivide l’interesse per la narrazione visiva e la simbologia esoterica. Nell’arco di poco più di dieci anni, i due realizzano grandi murali in Europa, Russia, India, Messico e Stati Uniti. Waone e Aec non dipingono a quattro mani. Ognuno esegue la sua parte di dipinto, ma entrambi sono chiaramente influenzati dalla “linea chiara” del fumetto franco-belga e traducono le immagini dell’inconscio in coloratissimi racconti pieni di riferimenti alla fantascienza e alla numerologia, alla cosmologia e al folclore, al mito e alla magia.

Quando nel 2016 il duo si scioglie, Waone inizia a elaborare un linguaggio caratterizzato da un elegante e dettagliatissimo linearismo. Dopo l’esecuzione di Matter: Changing States, un grande murale eseguito a Kerala, in India, il bianco e nero diventa uno dei tratti inconfondibili del suo stile, anche se, parallelamente, continuerà a dipingere con una tavolozza di colori brillanti.

Curiosamente, gli artisti che hanno influenzato l’universo visivo di Waone non appartengono al mondo dei graffiti. Non stupisce, infatti, che lui stesso preferisca considerarsi un muralista, più che uno street artist. Tant’è che suoi numi tutelari sono personaggi come il francese Moebius (alias Jean Giraud) e l’americano Robert Crumb, il primo inventore di un universo fantastico e futuribile, il secondo deus ex-machina del fumetto psichedelico americano. Oltre a questi, Waone ha attinto da una pletora di artisti del passato, come il pittore neoclassico Jean-Baptiste Debret coi suoi paesaggi del Brasile coloniale, e l’incisore Johann Theodore De Bry con le sue descrizioni dei massacri degli indigeni nelle Americhe, oppure illustratori contemporanei come Mati Klarwein – quello della celebre copertina di Bitches Brew di Miles Davis – e Walton Ford. Eppure, a plasmare profondamente l’immaginario fantastico di Waone è stato soprattutto il surrealismo di Salvador Dalì. “Il surrealismo è una visione del mondo”, raccontava qualche anno fa in un’intervista, “[…] una specie di realtà immaginata attraverso i simboli”.

Waone - Vladimir Manzhos, The seed of good ideas, 2017, acrylic on linen, 80x80 cm

The seed of good ideas, 2017, acrylic on linen, 80×80 cm

E, infatti, i suoi lavori sono costellati d’immagini allegoriche e sognanti, in cui si fondono le più diverse tradizioni spirituali con le scoperte della fisica quantistica, i riferimenti al mito e al folclore con la descrizione di scenari naturali e cosmologici. Un mix iconografico che è anche il prodotto del melting-pot culturale e cosmopolita vissuto durante i dieci anni di viaggi in giro per il mondo a dipingere murales. Un dipinto come Magician of Maghreb, ad esempio, mescola gli incantatori di serpenti di Marrakech con i derviches tourners di Konya in una visione neo-orientalista da Mille e una notte. D’altro canto, Dionis in high boat è un sogno metafisico che incrocia i motivi della mitologia greca con le intuizioni grafiche di Moebius e perfino di Hokusai. Invece, sembra un universo parallelo, modificato dalle leggi della fisica subatomica, quello descritto in Beta to Alpha Transition e in To the End of Time.

Ogni quadro è un magma denso di figure e immagini che si conformano al linguaggio aleatorio delle leggende e alla bislacca grammatica delle fiabe, sottraendosi a ogni lettura logica e lineare. Le storie dipinte da Waone non obbediscono alle regole classiche della narrazione, ma nemmeno cedono al caos irrazionale dello stream of consciousness.

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Dionis in Hi Boat

Per il muralista ucraino lo scopo dell’arte, quella vera, dovrebbe essere di trasformare le più alte intuizioni divine in una forma visiva comprensibile a tutti. È un’idea, quella dell’artista pontifex, capace di collegare l’alto col basso, la sfera spirituale con quella terrena, che sarebbe piaciuta molto a studiosi tradizionalisti come Pavel Florenskij e Ananda Coomaraswamy. Un’idea che, tra l’altro, spiega come mai i dipinti di Waone siano così pieni di allusioni magiche ed esoteriche e così spesso popolati di personificazioni delle forze naturali.

Nelle opere di Weird Tales sono, in fondo, riassunti tutti i motivi della pittura di Waone. Ci sono, ad esempio, le scatole cubiche che ricordano i quadrati magici rinascimentali (Spiral of life, The Planetary Motion e To the End of Time), ma anche i planisferi in miniatura e i portali celesti che aprono varchi spazio-temporali verso altre dimensioni. Ci sono le grandi teste barbute che fuoriescono dalla terra, come personificazioni dello spirito del pianeta, e ci sono le gabbie dorate che imprigionano l’uomo (Prisoned Mind) e, infine, i libri sapienziali che liberano il pensiero, spingendolo a indagare la dimensione dell’ignoto (Untitled e ancora Beta To Alpha Transition).

Come l’Italo Calvino del metaromanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore, Waone ha inventato un dispositivo narrativo aperto, una specie di meta-pittura che non riflette più solo il mondo interiore dell’artista, ma che diventa, allo stesso tempo, lo schermo in cui l’osservatore è invitato a proiettare le proprie interpretazioni. L’artista usa la propria immaginazione attiva come chiave per dipingere da una prospettiva più ampia di quella strettamente biografica. Insomma, adotta una visione – come direbbe Alejandro Jodorowsky – “che permette di mettere a fuoco la vita dai punti di vista che non sono i nostri e di pensare e sentire partendo da prospettive diverse”. Con la sua pittura, in cui riecheggiano la spiritualità e il folclore di diversi popoli, Waone dimostra di aver definitivamente superato l’esasperato soggettivismo dei surrealisti e aver compreso che la pittura fantastica oggi deve fare i conti con la cultura cosmopolita del mondo contemporaneo. Perché è nella ricchissima e composita varietà di tradizioni e culture che separano un continente dall’altro che l’artista ucraino troverà altre fiabe interessanti da raccontare.


Info:

WAONE – Interesni Kazki | Weird Tales
a cura di Ivan Quaroni
Dal 13 ottobre al 18 novembre 2017
Antonio Colombo Arte Contemporanea
Via Solferino 44 – 20121 Milano –
Tel/Fax 02.29060171 – info@colomboarte.com 
Orari di apertura: da martedì a venerdì dalla ore 10.00 alle 13.00 e dalle15.00 alle 19.00 – sabato dalle ore 15.00 alle ore 19.00


ENGLISH TEXT

Weird Tales was an American magazine that published tales of horror and science fiction from 1923 to 1954, by cult authors like H.P. Lovecraft, Ray Bradbury, Richard Matheson and Fritz Leiber. One of the most characteristic features of this pulp magazine was the compelling graphic style of the covers, based on a mixture of mystery and marvel, exotica and subtle fetishism. A style that set the pace for alternative publishing, but one that does not actually have much to do with the graphic language of the Ukrainian painter and muralist Waone. In spite of this fact, it should still come as no surprise that the artist (whose real name is Vladimir Manzhos) has decided to use this title for his exhibition.

It is not a matter of similarities of style, but a question of interest in a certain type of story. Weird is an adjective that has many meanings: strange or bizarre, wild or illogical, but also magical, supernatural, mysterious, arcane. In short, the perfect adjective for Waone’s works, though they are not “pulp.”

And there’s more: the narrative attitude, the focus on storytelling, have always been characteristics of Waone’s painting, ever since the days in which he formed an “artistic” couple with his friend Aec (Aleksei Bordusov) in the duo known as Interesni Kazki which – as a matter of fact – means “interesting fables” in Ukrainian. So we might say that the “weird tales” of today are the evolution of the “interesting fables” of yesterday. In the end, it is all about stories. And speaking of stories, the tale of Waone himself is also quite interesting (and weird).

Self-taught but raised in a family of art lovers – his father was a collector of orthodox icons – at an early age the artist revealed a true passion for drawing. His name comes from Vavan, a nickname for Vladimir, but has been transcribed into the English Wa-One, with a wink at the urban culture of rap and graffiti. Waone made his debut in Kiev in 1999 as a writer, but already in 2003 he had given up train bombing and hip-hop lettering in favor of murals marked by a forceful, visionary narrative thrust.

In 2005 he formed the duo Intersni Kazki with Aec, with whom he shares an interest in visual narration and esoteric symbolism. In a span of little more than ten years, the two made large murals in Europe, Russia, India, Mexico and the United States. Waone and Aec do not paint together. Each one does his own part of the painting, but they are both clearly influenced by the “ligne claire” of French and Belgian comics, translating images from the unconscious into very colorful tales full of references to science fiction and numerology, cosmology and folklore, myth and magic.

When the duo split in 2016, Waone began to develop a language based on an elegant and finely detailed linear approach. After the making of Matter: Changing States, a large mural done at Kerala, in India, black and white became one of the earmarks of his style, though in parallel he continues to paint with a palette of bright colors.

Curiously, the artists that have influenced the visual universe of Waone do not belong to the world of graffiti. And it should come as no surprise that he prefers to think of himself as a muralist rather than a street artist. His tutelary deities are figures like the French artist Moebius (alias Jean Giraud) and the American Robert Crumb, the former an inventor of a fantastic futuristic universe, the latter deus ex machina of American psychedelic comics. Besides these, Waone has been influenced by many other artists of the past, from the neoclassical painter Jean-Baptiste Debret with his landscapes of colonial Brazil, to the engraver Johann Theodor de Bry with his descriptions of the massacres of natives in the Americas, or contemporary illustrators like Mati Klarwein – creator of the famous cover of Bitches Brew by Miles Davis – and Walton Ford. Nevertheless, the deepest shaping of the fantastic imaginary of Waone was done by the Surrealism of Salvador Dalí. “Surrealism is a vision of the world,” he said a few years ago in an interview, “[…] a sort of reality imagined through symbols.”

His works are studded with allegorical and dreamy images, blending a wide range of spiritual traditions with the discoveries of quantum mechanics, references to myths and folklore, the description of natural and cosmological scenarios. An iconographic mixture that is also the product of the cultural and cosmopolitan melting pot he experienced during ten years of travels around the world to make murals. A painting like Magician of Maghreb, for example, mixes snake charmers from Marrakech with whirling dervishes of Konya in a neo-orientalist 1001 Nights vision. Elsewhere, Dionis in High Boat is a metaphysical dream that crosses motifs of Greek mythology with the graphic intuitions of Moebius and even of Hokusai. Instead, what is described in Beta to Alpha Transition and To the End of Time seems like a parallel universe, modified by the laws of subatomic physics.

Each painting is a dense magma of figures and images that comply with the random language of legends and the quirky grammar of fables, defying any logical, linear interpretation. The stories painted by Waone do not obey the classic rules of narrative, but neither do they yield to the irrational chaos of a stream of consciousness.

For the Ukrainian muralist the purpose of art – true art – should be to transform the loftiest divine intuitions into visual form that can be understood by all. An idea of the artist as pontifex, capable of connecting high and low, the spiritual and earthly spheres, that would have appealed to traditionalist scholars like Pavel Florensky and Ananda Coomaraswamy. An idea that also explains why Waone’s paintings are so full of magical and esoteric allusions, and so often feature personifications of natural forces.

The works of Weird Tales basically sum up all the motifs of Waone’s art. For example, there are the cubical boxes that remind us of Renaissance magic squares (Spiral of Life, The Planetary Motion and To the End of Time), but also miniature planispheres and heavenly gates that open space-time passages towards other dimensions. There are the large bearded heads that emerge from the ground, like personifications of the spirit of the planet, the gilded cages that imprison man (Prisoned Mind) and, finally, the books of wisdom that free the mind, urging it to investigate the dimension of the unknown (Untitled and Beta To Alpha Transition).

Like Italo Calvino in the meta-novel If on a Winter’s Night a Traveler, Waone has invented an open narrative device, a sort of meta-painting that no longer reflects only the inner world of the artist, but at the same time becomes the screen on which the observer is invited to project his own interpretations. The artist uses his active imagination as the key to paint a perspective much wider than that of strictly biographical concerns. In short, he adopts a vision – as Alejandro Jodorowsky would say – “that makes it possible to put life into focus from points of view that are not ours, and to think and feel starting from different perspectives.” With his painting filled with echoes of the spirituality and folklore of various peoples, Waone demonstrates that he has gotten definitively beyond the extreme subjectivism of the Surrealists, having understood that fantasy painting today has to come to terms with the cosmopolitan culture of the contemporary world. Because it is in the very rich and composite variety of traditions and cultures that separate one continent from the next that the Ukrainian artist will find other interesting fables to be told.

 

Streetscape 6

5 Ott

StreetScape6

A cura di Chiara Canali e Ivan Quaroni

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Sesta edizione del progetto pubblico di Street Art e Urban Art nelle piazze e nei cortili della città di Como

Artisti contemporanei invadono la città di Como con sculture e installazioni urbane in dialogo con gli spazi pubblici della città

14 Ottobre – 19 Novembre 2017

Inaugurazione StreetScape6: 14 ottobre ore 17:00  alla Pinacoteca Civica, Palazzo Volpi

 Presentazione del progetto con l’intervento del Sindaco Mario Landriscina, del Presidente del Comitato Artistico Michele Viganò e dei curatori.

 Azione performativa “Baldòfola” di Filippo Borella con la presenza di Paola Pappacena.

 A seguire tour guidato delle opere in città alla presenza degli artisti.

Ritorna a Como per la sesta edizione StreetScape, la mostra pubblica di Urban Art diffusa nelle piazze e nei cortili della città, a cura di Chiara Canali e Ivan Quaroni, organizzata dall’Associazione Culturale Art Company in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Como.

StreetScape6, prevista dal 14 Ottobre al 19 Novembre 2017, è un progetto itinerante che intende far riflettere sulle nuove possibilità di interazione tra l’arte contemporanea e il tessuto urbano della città, che per l’occasione ospita l’installazione di opere, interventi e sculture in rapporto con l’estetica dei luoghi.

L’inaugurazione e la presentazione della sesta edizione di StreetScape si terrà sabato 14 Ottobre dalle 17:00, in occasione della 13° Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI, presso la Pinacoteca Civica di Como.

È previsto l’intervento del Sindaco Mario Landriscina, del Presidente del Comitato Artistico Michele Viganò e dei curatori. Durante l’inaugurazione Filippo Borella presenterà l’azione performativa “Baldòfola” con la presenza di Paola Pappacena. A seguire verrà realizzato un tour guidato delle opere in città alla presenza degli artisti.

Nelle intenzioni degli organizzatori e dei curatori dell’evento, “StreetScape” deve essere inteso come una vera e propria riconfigurazione del paesaggio urbano per rivitalizzare il patrimonio storico-artistico, architettonico e museale della città con installazioni site-specific di opere che nascono in dialogo con i luoghi più simbolici della città di Como e che sono appositamente pensate per essere installate all’aperto, ossia fuori dai normali circuiti di fruizione delle opere d’arte.

Come si evince dal titolo, costituito dall’unione delle parole inglesi “Street” e “Scape”, il progetto propone al tempo stesso “vedute” inedite delle strade e degli scorci della città di Como attraverso l’intervento di opere d’arte contemporanea.

StreetScape conta ogni anno la partecipazione di artisti contemporanei affermati ed emergenti del panorama italiano e internazionale, a realizzare progetti artistici espressamente creati per interagire con le piazze e i cortili di palazzi storici, musei e spazi culturali nel centro storico di Como. Un percorso espositivo, pensato come una mostra diffusa, policentrica, con opere di Urban art, installazioni e sculture, ma anche workshop e incontri sui temi della creatività e dell’evoluzione.

Come afferma Michele Viganò, Presidente e promotore del Comitato Artistico StreetScape: “In un momento di veloci cambiamenti non è la gente che incontra l’arte ma l’arte che incontra la gente. StreetScape: a Como l’arte è visibile a tutti”.

La sesta edizione di StreetScape6 ha potuto realizzarsi grazie all’importante contributo di Intesa Sanpaolo e Camera di Commercio di Como. Riconferma l’adesione a StreetScape la compagnia di assicurazioni italiana Reale Mutua, Agenzia Alighieri di Como, grazie alla lungimiranza di Andrea Rosso e Ivano Pedroni, che per primi hanno creduto in questo progetto artistico e lo supportano dal 2013. A Reale Mutua si aggiungono i contributi di Seterie Argenti, Cantaluppi Tavernerio – Mercato del Pesce, Made Music Club Como, Lario’s Bistrot, Casa Brenna Tosatto e Tessil Novex.

APPUNTAMENTI

 Lunedì 16 e martedì 17 ottobre sono previsti i progetti formativi intitolati “Occhio Ladro” condotti dall’artista Manuel Grosso indirizzati agli alunni della quarta elementare delle Scuole primarie Massimiliano Kolbe e Giovanni Paolo II di Como. Il laboratorio artistico, proposto in occasione di Streetscape6, prevede il coinvolgimento degli alunni che saranno invitati a confrontarsi, particolarmente attraverso il processo realizzativo che sottende alla creazione degli strappi, sui temi dell’attenzione/distrazione visiva, del rispetto dell’ambiente, dello sviluppo di una sensibilità ecologista.

ARTISTI

Nei Albertì, artista catalano, realizzerà appositamente per uno dei cuori pulsanti della città, il portico del Broletto, l’installazione site-specific I.C. (Italia Como). L’opera si compone di rete in lycra semitrasparente, adattata in situ in relazione allo spazio. Con un lavoro incentrato sul concetto di tensione ed equilibrio, Albertì propone una riflessione sullo spazio in cui abita la scultura e sul movimento generato dall’intrecciarsi dei tessuti. La trama elicoidale dei fili non solo aumenta il grado di metamorfosi di ogni scultura ma intensifica l’effetto ipnotico delle sue tensioni che assumono molteplici sfaccettature a seconda del punto di vista dello spettatore.

Anche l’opera Dicotomia di Alberonero, esposta nel cortile della Biblioteca Comunale, dialoga con lo spazio creando una sorta di limite bidimensionale ed invitando lo spettatore ad oltrepassarlo. Con questa installazione Alberonero sceglie di riproporre la modularità degli elementi architettonici presenti nello spazio e di trasformarli in soglia, giocando con la rifrazione della luce che diventa elemento dinamico e tramite tra staticità e movimento.

Un altro centro nevralgico di Como, la Stazione di Como Lago, ospita l’installazione streetart del duo artistico Urbansolid Go. Composta appositamente da scarpe di ogni foggia, colore e modello diverso, l’opera vuole rappresentare la variegata tipologia di persone che frequenta una stazione internazionale come quella di Como Lago. Ogni scarpa compone il tassello di un mosaico multiculturale come il non-luogo della Stazione ferroviaria, la cui natura è quella di essere un luogo di passaggio, spostamento o attraversamento in generale.

Di Waone, street artist ucraino, sarà l’affissione The Sacred Tree esposta presso l’impianto di via Castelnuovo, un lavoro dall’attitudine narrativa e con implicazioni spirituali ed esoteriche.

La narrazione è filo conduttore anche della ricerca Andrea Fiorino: il suo arazzo In vita sarà esposto presso le serre di Piazza Martinelli. Recuperando modelli pittorici che vanno dalle civiltà precolombiane all’arte africana per finire con l’Espressionismo tedesco e il Fauvismo, quella di Fiorino è una pittura anti-prospettica, stilizzata e naïve, in perfetta simbiosi con delle figure misteriose, provenienti da un mondo arcaico e mitico, creando così una sintesi quasi magica ed estremamente coerente.

Anche Domenico Pellegrino fa riferimento ad alcuni noti personaggi: i Supereroi dei fumetti. Aggrappata al balcone di un palazzo storico di via Volpi, la scultura policroma Spiderman – Apollo presenta innesti decorativi presi in prestito dalla tradizionale pittura dei carretti siciliani, che ne modificano l’aspetto esteriore e aggiungono nuovi elementi di senso. La sua opera è così un’ironica trasposizione attualizzata di quel mondo di carta, di plastica o di celluloide da cui gli eroi della nostra vita sono stati partoriti.

Il cortile del Museo Archeologico Paolo Giovio ospiterà la scultura Albero di Francesco Diluca, dalla serie “Germina”. L’artista è solito rappresentare uomini ibridati con forme naturali, come radici arboree e farfalle, con elementi che riproducono la struttura anatomica umana. Queste innervature filiformi, costruite saldando la materia ferrosa, alludono ai processi di crescita organica, auspicando forse una poetica reintegrazione tra l’uomo e il suo ambiente.

Filippo Borella, con l’opera Composizione I, in esposizione presso la Pinacoteca Civica, approfondisce il concetto di “conflitto” attraverso l’analisi di contrasti e similitudini che, nel caso di questa scultura, coinvolgono il vissuto familiare e quello affettivo dell’artista.

In Accademia di Belle Arti Aldo Galli – IED Como è presente una mostra degli studenti del Corso di Arti Visive – Scuola delle Arti Contemporanee Andrea Cusumano, Martina Morreale, Martina Sozzi, Riccardo Viganò.

Nel Chiostrino Artificio Icio Borghi presenta scenografie portatili in cartone realizzate per uno spettacolo teatrale della compagnia “Libera Officina”: Scimmiotto e Trivultus, opere scultoree tridimensionali dove appaiono i rappresentanti del potere (dittatore, capo della polizia, giudice).

ELENCO ARTISTI E LOCATION

  1. ANDREA FIORINO à alle Serre di Piazza Martinelli
  2. DOMENICO PELLEGRINO su un Balcone di Via Volpi n.1
  3. NEI ALBERTì nel Portico del Broletto, Piazza Duomo
  4. URBANSOLID alla Stazione di Como Lago
  5. ICIO BORGHI al Chiostrino Artificio
  6. FRANCESCO DILUCA nel Cortile del Museo Archeologico Paolo Giovio
  7. CUSUMANO, MORREALE, SOZZI, VIGANO’  all’Accademia di Belle Arti Aldo Galli – IED Como
  8. WAONE è su manifesto in affissione in Via Castelnuovo
  9. FILIPPO BORELLA nel Cortile Interno della Pinacoteca Civica, Palazzo Volpi
  10. ALBERONERO nel Cortile della Biblioteca Comunale

Info:

http://www.artcompanyitalia.com; info@artcompanyitalia.com; tel. +39 333 7271980

 FB: https://www.facebook.com/StreetScapeComo/

Per info e immagini: https://streetscapecomo.wordpress.com

From Cali, with Love. Jeremy Fish, Russ Pope, Zio Ziegler

28 Ott

di Ivan Quaroni

The flashing and golden pageant of California!

(Walt Whitman, Song of the Redwood-Tree, 1874)

ITA

Gli artisti californiani hanno qualcosa che li distingue da tutti gli altri artisti americani. Sarà l’aria mite e solare della West Coast, sarà, forse, la particolare influenza di esperienze come la kustom kulture, il punk e la psichedelia o dell’estetica e gli stili di vita legati al surf e allo skateboarding, sta di fatto che gli artisti del Golden State non hanno la pretenziosità un po’ snob dei newyorkesi e quasi mai si avventurano in articolate spiegazioni filosofiche delle proprie opere, convinti, come sono, che un buon lavoro si spiega da solo, senza bisogno di voluminosi e tediosi apparati critici. L’immediatezza e la riconoscibilità sono caratteristiche tipiche dell’arte californiana emersa dagli anni Ottanta in poi, insieme a una certa vena fantastica e surreale che ha generato numerose sigle e denominazioni per movimenti dai confini quanto mai labili come il Pop Surrealism o la Lowbrow Art. Etichette a parte, il denominatore comune delle molteplici frange dell’arte prodotta nell’area di Los Angeles e San Francisco è una spiccata propensione per la trasfigurazione e la metafora, insomma per quel particolare modo di raccontare la realtà “sopra righe” che mescola l’osservazione della vita quotidiana con elementi d’invenzione e riferimenti alla cultura popolare.

Jeremy Fish, ROLLING RIPPER, 2015, ink on paper, hand carved wood frame, 40,6x50,8 cm

Jeremy Fish, ROLLING RIPPER, 2015, ink on paper, hand carved wood frame, 40,6×50,8 cm

Con Hollywood, Disneyland e la Silicon Valley, la California è, infatti, l’odierno paradigma della civiltà fantastica e virtuale, il luogo, come sostiene lo storico americano Kevin Star, in cui è più ambiguo il rapporto tra realtà e finzione, tra verità e suggestione. Oltre all’approccio fantastico, un altro aspetto interessante dell’arte underground, ammesso che si possa ancora chiamare così, è l’attitudine degli artisti a saltare gli steccati, a violare i confini disciplinari, quelli tutelati dai sacerdoti dell’arte ufficiale, con l’applicazione della propria visione artistica a ogni sorta di oggetto attraverso collaborazioni con aziende produttrici di abbigliamento, di articoli sportivi e di giocattoli, oppure con etichette discografiche, case editrici e riviste specializzate.

Jeremy Fish, Russ Pope e Zio Ziegler, tre artisti di diversa generazione, ma tutti operanti nell’area della baia di San Francisco, condividono la medesima passione verso un’arte senza frontiere, capace di spaziare dalla pittura all’illustrazione, dal murale alla customizzazione di prodotti per brand di culto come Vans, RVCA e Santa Cruz. Insomma, questi moschettieri della West Coast sanno bene che per comunicare con un pubblico più vasto la galleria d’arte e il museo non bastano. Per conquistare le persone, le immagini devono diventare popolari e riconoscibili, magari finendo su T-shirt e cappellini, scarpe e tavole da skate, manifesti e copertine dei dischi.

Russ Pope, flyer for

Russ Pope, flyer for “From Cali with Love

Gli artisti di From Cali with Love, titolo che occhieggia agli slogan delle coloratissime cartoline del Golden State, non potrebbero essere più diversi tra loro. Tracce di punk, di urban art, di psichedelia, di fumetto underground e di un po’ tutte le matrici culturali e visive del California Dreaming, affiorano in miscele diverse e originali tanto nelle opere grafiche e pulitissime di Jeremy Fish, quanto in quelle gestuali ed espressionistiche di Russ Pope e di Zio Ziegler. Eppure, ciò che li accomuna davvero è appunto il desiderio di raccontare la realtà per similitudini e allegorie, di catturare tutto il quotidiano e il fantastico della società contemporanea, così come viene percepito e vissuto nella costa sud-occidentale degli Stati Uniti d’America. Per lo scrittore Wallace Stegner, la California è come l’America, “soltanto un po’ di più”, un concentrato del sogno statunitense, l’epitome di uno stile di vita unico e riconoscibile che si esprime anche attraverso una grande varietà di linguaggi visivi.

Prendiamo, ad esempio, Jeremy Fish, street artist, illustratore e skater, considerato uno degli artisti che più ha segnato l’estetica urbana di San Francisco. Uno così non puoi rinchiuderlo in nessuna etichetta, perché nella sua arte confluiscono esperienze molto diverse tra loro, dalla formazione accademica al lavoro artistico in strada, dalla decorazione di tavole da skate alle collaborazioni con artisti della scena hip hop come Aesop Rock, fino alla definizione di un linguaggio unico e riconoscibile. Newyorchese di nascita ma californiano d’adozione, Jeremy Fish è un artista versatile, che ha saputo creare un universo alternativo all’incrocio tra biografia e immaginazione, caratterizzato da un impianto grafico netto e inconfondibile. Dentro i suoi dipinti, che spesso sembrano manifesti di una nuova araldica pop, puoi trovarci di tutto: totem fantastici e animali stilizzati, simboli e loghi, teschi e vascelli, lampade e giocattoli, ma anche ritratti di persone vere. Sembrano tavole illustrate di una fiaba urbana, ma più li guardi e più ti rendi conto che i suoi lavori sono disseminati di una fitta trama di allegorie e di indizi, una specie di sotto testo, di contro-storia che si svolge anche in secondo piano, tra le ombre proiettate dalle figure e perfino tra gli elaboratissimi intagli delle cornici.

Due esempi su tutti, Love and Companionship e Truth and Friendship, sono opere che ritraggono persone care all’artista, come la moglie Jayde e l’amico e fotografo Rick Marr, associate all’immagine degli animali che meglio ne rispecchiano il carattere, rispettivamente un gatto e un bradipo. Sono in sostanza ritratti totemici, che danno un volto e una forma comprensibili a sentimenti e relazioni della vita di tutti i giorni. Gli elementi fantastici, intendiamoci, sono sempre presenti, ma si ha l’impressione che essi rappresentino una maniera, forse la più efficace e meno retorica, per celebrare l’amore, l’amicizia e gli affetti e, in fin dei conti, per interpretare la realtà. Una spiccata vena narrativa, infatti, attraversa tutta la produzione di Jeremy Fish. Uno dei suoi temi iconografici preferiti è quello degli animali, spesso concepiti come contenitori dotati di una cerniera longitudinale che si apre a svelare la presenza di mondi alternativi, di storie che scorrono, come fiumi sotterranei, nella dimensione sommersa della memoria e in quella galleggiante della coscienza. Basta un’occhiata a The Bear’s Beehive, The Catfish Cottage o The Igloo Island, per capire che la pittura di Fish è più complessa e stratificata di quanto appaia in superficie. Le sue composizioni ricordano gli stemmi e i blasoni gentilizi del medioevo oppure le figure dei tarocchi e delle carte da gioco, per via della natura intimamente simmetrica e speculare delle immagini, dove alto e basso, esterno e interno, visibile e invisibile s’intrecciano in un rapporto di mutuo scambio simbolico. Insomma, a Jeremy Fish piace dipingere storie travestite da favole. O, se preferite, favole che sembrano la trascrizione visiva (e traslata) delle sue esperienze personali.

Russ Pope, Saturday Night Live, 2015, acrylic on sheet canvas, 46x61 cm

Russ Pope, Saturday Night Live, 2015, acrylic on sheet canvas, 46×61 cmAntoni

Anche Russ Pope ha un approccio pittorico narrativo, ma il suo punto di vista è quello dell’osservatore esterno, che scruta la realtà e la riassume in una carrellata di personaggi tipizzati, una specie di Commedia umana della West Coast. Fin da ragazzo la passione di Pope per il disegno e per i fumetti si è fusa con quella per lo skate. Per un certo periodo è stato anche uno skater professionista, poi si è dedicato agli aspetti commerciali dell’industria, lanciando i marchi Scarecrow e Creature Skatebords e collaborando con importanti aziende come Vans, Black Label e RVCA. Artista e imprenditore, Russ Pope è una figura interessante del panorama artistico californiano, soprattutto perché il suo stile esula dai soliti modelli grafici ed estetici dello skateboarding.

Le sue tele e le sue carte sono, infatti, segnate da un linguaggio espressionista e gestuale, che rimanda, piuttosto, a certi modelli novecenteschi europei. Il suo modo di lavorare, però, mostra una forte capacità organizzativa e una visione in cui si fondono l’aspetto poetico e quello pragmatico. Pope dipinge più tele contemporaneamente, sovrapponendo diverse campiture monocromatiche sulle quali, in ultimo, si stagliano i soggetti, per lo più ritratti e scene di gruppo, tratteggiati con un segno spesso e marcato. È curioso, però, come lo stile gestuale di Pope, mai drammatico ma anzi felicemente ironico, sia il prodotto di un’innata propensione al disegno. L’artista ha l’abitudine di annotare momenti e situazioni del quotidiano su uno sketchbook, un diario per immagini da cui poi trae spunto per realizzare le tele, dove domina il gusto per il bozzetto (Things Aren’t Always What They Seem) e per certi effetti grafici tipici dell’incisione e della serigrafia (The Apartment e The Complex). Soprattutto, però, le opere di Pope sono costruite alternando sugli sfondi colorati grandi colpi di pennello e linee sottili, che danno a ogni scena quel dinamismo guizzante, energico, vitale che è, poi, la vera cifra del suo linguaggio espressivo.

Zio Ziegler, Membrane Theory, 2015, oil, acrylic and mixed media on canvas, 182x182 cm

Zio Ziegler, Membrane Theory, 2015, oil, acrylic and mixed media on canvas, 182×182 cm

Ugualmente dinamica, vitale, energetica è l’arte di Zio Ziegler, che somiglia a un corpo organico e pulsante in continua evoluzione formale, dove si coagulano diversi e contrastanti stili espressivi, dalla street art al pattern painting, fino alla rilettura di tutti i rivoli avanguardistici del Novecento. Nei dipinti, nei disegni nei murales di Ziegler, infatti, si trova di tutto, il brutalismo espressivo e primitivista, ma anche la civetteria ornamentale, i cangianti cromatismi psichedelici e le citazioni indirette all’arte negra e aborigena, le riesumazioni di stilemi del secolo scorso e gli slanci sperimentali, il Surrealismo e l’Action Painting, mescolati in un magmatico flusso d’immagini. Un flusso che avvince gli occhi e la mente dell’osservatore, obbligandolo a seguire tortuosi percorsi lineari, suadenti innesti di figure, rapidi cambi di prospettiva e d’impaginazione e misteriose associazioni d’idee. Il punto di vista di Zio Ziegler è quello dell’artista che ha già intuito i limiti della cultura digitale, riflettendo a lungo sull’impatto generato dai social media sulla pittura contemporanea. “Sono le creazioni non lineari che ci fanno pensare e sentire nuovamente, a prescindere da quale realtà sperimentiamo”, dice l’artista, “perché c’è una magia nell’arte, che possiamo scegliere di abbracciare oppure no, ma che alla fine prevarrà”.

Zio Ziegler, The Withheld Work or Art, 2015, oil, acrylic and mixed media on canvas, 121x121 cm

Zio Ziegler, The Withheld Work or Art, 2015, oil, acrylic and mixed media on canvas, 121×121 cm

Secondo Ziegler, infatti, le forme d’arte che s’irrigidiscono in una formula o in una struttura narrativa non solo producono risultati prevedibili, ma non hanno alcun impatto sulla mente umana. Opere come The Association Matrix, Membrane Theory e The Withheld Work or Art sono, invece, racconti scomposti e disarticolati, che scardinano la sequenza lineare della narrazione, facendo appello, piuttosto, alla capacità dello spettatore d’intuire o di preavvertire l’aspetto prodigioso ed epifanico dell’arte. Per Ziegler, in un momento di saturazione dell’immaginario visivo, in cui gli strumenti digitali consentono a chiunque di produrre immagini, l’arte deve necessariamente riconquistare la propria dimensione aurorale, deve tornare alle radici della propria potenza creativa ed essere, finalmente, in grado di rimodellare la cultura del nostro tempo.

Zio Ziegler, The Rear Window, 2015, acrylic and mixed media on canvas, 182x182 cm

Zio Ziegler, The Rear Window, 2015, acrylic and mixed media on canvas, 182×182 cm

FROM CALI WITH LOVE – JEREMY FISH, RUSS POPE, ZIO ZIEGLER
a cura di Ivan Quaroni
Antonio Colombo Arte Contemporanea
Via Solferino 44, Milano
La mostra inaugura giovedì 24 settembre alle ore 18.30
E resterà aperta fino al 6 novembre 2015
Da martedì a venerdì, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00 – sabato dalle 15.00 alle 19.00

ENG

The flashing and golden pageant of California!

(Walt Whitman, Song of the Redwood-Tree, 1874)

Californian artists have something that set them apart from all the other American artists. Be it because of the mild and sunny West Coast air, be it, perhaps, because of the peculiar influence of experiences such as custom culture, punk and psychedelia, or the aesthetics and the lifestyles related to surfing and skateboarding, the fact remains that the artists of the Golden State don’t have the snobbish pretentiousness of the New Yorkers, and hardly ever venture into articulate philosophical explanations of their works, convinced as they are that a good work is self-explanatory, without the need for a voluminous and tedious critical apparatus. Immediacy and recognizability are typical characteristics of the Californian art emerged from the eighties onwards, together with a certain fantastic and surreal mood that generated numerous acronyms and names for movements with boundaries as blurred as ever, such as Pop Surrealism or Lowbrow Art. Labels aside, the common denominator of the various fringes of the art created in the Los Angeles and San Francisco area is is a strong propensity for the transfiguration and the metaphor, in other words for that particular “over the top” way of narrating reality, that mixes the observation of everyday life with fictional events and references to popular culture.

With Hollywood, Disneyland and Silicon Valley, California is, in fact, the paradigm of a fantastic and virtual civilization, the place, as the American historian Kevin Starr wrote, where the relationship between reality and fiction, between truth and suggestion, is more ambiguous. Besides the fantastic approach, another interesting aspect of underground art, if we can still call it that, is the attitude of the artists to jump the fences, to violate the disciplinary boundaries, those protected by the high priests of official art, with the application of their artistic vision to every sort of object through collaborations with companies producing clothing, sporting goods and toys, or with record labels, publishing houses and magazines.

Jeremy Fish, Russ Pope and Zio Ziegler, three artists of different generations, all working in the San Francisco bay area, share the same passion for an art without borders that ranges from painting to illustration, from walls to the customization of products for cult brands such as Vans, RVCA and Santa Cruz. In short, these musketeers from the West Coast are well aware that in order to communicate with a larger public, the art gallery and the museum aren’t enough. To win people over, the images have to be popular and recognizable, perhaps ending up on t-shirts and caps, shoes and skateboards, posters and record covers. The artists of From Cali With Love, a title that winks at the slogans of the colorful postcards of the Golden State, couldn’t be more different from each other. Traces of punk, of urban art, of psychedelia, of underground comics and of a bit of all the cultural and visual matrices of the California Dreaming, emerge in different and original blends both in the clean graphics of Jeremy Fish and in the gestural and Expressionist works of Russ Pope and Zio Ziegler. Still, what really joins them is exactly the desire to tell the reality through similes and allegories, to capture the usual and the fantastic of contemporary society, as is it’s perceived and lived in the south-west coast of the United States of America. According to writer Wallace Stegner, California is like the rest of America, “only more so”, a concentrate of the American dream, the epitome of an unique and recognizable lifestyle, also expressed through a variety of visual languages.

Let’s take as an example Jeremy Fish, street artist, illustrator and skater, considered one of the artists that most marked the urban aesthetic of San Francisco. You can’t put a label on him, because very different experiences all come together in his art, from the academic education to the artistic work in the street, from the decoration of skateboards to the collaborations with hip-hop artists such as Aesop Rock, up to the definition of an unique and recognizable language. New York-born but Californian by adoption, Jeremy Fish is a versatile artist, who managed to create an alternate universe at the intersection between biography and imagination, characterized by a clean and unmistakable graphic structure. In his paintings, that often look like posters of a new pop heraldry, you can find anything: fantastic totems and stylized animals, symbols and logos, skulls and vessels, lamps and toys, but also portraits of real people. They look like illustrated tables of an urban fairy tale, but the more you look at them the more you realize that his works are a littered with a dense twist of allegories and clues, a kind of subtext, of a counter-history that takes place in the background, between the shadows cast by the figures and even among the elaborate carvings of the frames.

Two examples are Love And Companionship and Truth And Friendship, works depicting people dear to the artist, such as his wife Jayde and his friend and photographer Rick Marr, associated to the image of the animals that best reflect their nature, respectively a cat and a sloth. They are essentially totemic portraits that embody the feelings and the relationships of everyday life. The fantastic elements, mind you, are always present, but we have the impression that they represent a way, perhaps the most effective and less rhetoric, to celebrate love, friendship and affection and, ultimately, to interpret reality. A strong narrative vein, in fact, goes through Jeremy Fish’s whole production. One of his favorite iconographic themes is that of animals, often depicted as containers with a longitudinal hinge that opens to reveal the existence of alternative worlds, of stories that flow, like underground rivers, in the submerged dimension of memory and in the floating one of consciousness. A quick glance at The Bear’s Beehive, The Catfish Cottage or The Igloo Island is enough to understand that Fish’s painting is more complex and layered than it appears on the surface. His compositions remind of the emblems and coats of arms of the Middle Ages, or of the figures of tarots and playing cards, because of the intimately symmetrical and specular nature of the images, where high and low, outside and inside, visible and invisible, are intertwined in a relationship of a mutual symbolic exchange. In short, Jeremy Fish likes to paint stories disguised as fairy tales. Or, if you prefer, fairy tales that feel like the visual (and metaphorical) transcription of his personal experiences.

Russ Pope, too, has a narrative pictorial approach, but his point of view is that of the external observer, that investigates the reality and summarizes it in a cast of stereotypical characters, a sort of human comedy of the West Coast. Since he was a kid, Pope’s passion for drawing and comics merged with that for skateboarding. For a time he was also a professional skater, then devoted himself to the commercial aspects of the industry, launching brands such as Scarecrow and Creature Skateboards and collaborating with major companies such as Vans, Black Label and RVCA. Artist and entrepreneur, Russ Pope is an interesting figure of the Californian art scene, especially because his style falls outside the usual graphic and aesthetic models of skateboarding. His paintings and his drawings are, in fact, marked by an Expressionist and gestural language, that refers, instead, to certain certain twentieth-century European models. His way of working, however, shows strong organizational skills and a vision in which the poetic and the pragmatic aspects blend together.

Russ Pope, Aloha Friday, 2015, acrylic on sheet canvas, 46x61 cm

Russ Pope, Aloha Friday, 2015, acrylic on sheet canvas, 46×61 cm

Pope simultaneously paints several canvases, overlapping different monochrome-filled backgrounds over which, eventually, the subjects stand, mostly portraits and group scenes, sketched out with a thick and marked line. It’s curious, though, how Pope’s gestural style, never dramatic but, on the contrary, happily ironic, is the product of an innate talent for drawing. The artist has the habit to record moments and everyday situations in a sketchbook, a diary of images from which he draws inspiration for his paintings, dominated by the taste for the sketch (Things Are Not Always What They Seem) and by certain graphic effects typical of engraving and silkscreen (The Apartment and The Complex). Above all, however, Pope’s works are built alternating, on colored backgrounds, thick brush strokes and fine lines, giving each scene a darting, energetic, vital dynamism, that finally is the true code of his expressive language.

Equally dynamic, vital, energetic is the art of Zio Ziegler, that looks like an organic and pulsating body in a continuous formal evolution, where different and contrasting expressive styles coagulate, from street art to pattern painting, up to the re-reading of all the avant-garde flows of the twentieth century. In the paintings, in the drawings, in the walls of Ziegler, in fact, you can find anything, expressive and primitive brutalism, but also ornamental coquetry, the iridescent psychedelic chromatisms and the indirect references to black and Aboriginal art, the exhumations of the styles of the past century and the experimental outbursts, Surrealism and Action Painting, mixed in a magmatic flow of images. A flow that captivates the eyes and the mind of the observer, forcing him to follow tortuous linear paths, persuasive grafts of figures, sudden changes of perspective and layout, mysterious associations of ideas. Zio Ziegler’s point of view is that of the artist who already has sensed the limits of digital culture, reflecting at length on the impact generated by social media on contemporary painting. “It’s the non-linear creations that make us think and feel again, because there is a magic in art we can embrace or not, but which will prevail regardless”, says the artist.

Zio Ziegler, The Aggregation God II, 2015, mixed media on canvas, 60x45 cm

Zio Ziegler, The Aggregation God II, 2015, mixed media on canvas, 60×45 cm

According to Ziegler, in fact, the art forms that harden in a formula or in a narrative structure not only produce predictable results, but also have no impact on the human mind. Works such as The Matrix Association, Membrane Theory and The Withheld Work Of Art are disordered and disjointed stories, that unhinge the linear sequence of the narrative, appealing, instead, to the ability of the viewer to sense or to foresee the miraculous and epiphanic aspect of art. For Ziegler, in a time of saturation of the visual unconscious, in which digital tools allow anyone to produce images, art must necessarily regain its aura, it must return to the roots of its creative power and, finally, it must be able to reshape the culture of our time.

FROM CALI WITH LOVE – JEREMY FISH, RUSS POPE, ZIO ZIEGLER
a cura di Ivan Quaroni
Antonio Colombo Arte Contemporanea
Via Solferino 44, Milan (Italy)
From September 24th to November 6th 2015
From Tuesday to Fryday, h. 10.00-13.00; h. 15.00 – 19.00 – Saturday h. 15.00 – 19.00
Jeremy Fish, THE MUSHROOM MANSIONS, 2015, acrylic on canvas, 81,3x160 cm

Jeremy Fish, THE MUSHROOM MANSIONS, 2015, acrylic on canvas, 81,3×160 cm